Violenza sulle donne, l’appello di una 12enne commuove: “Ribellatevi e inseguite i vostri sogni!”
ISOLA DI CAPO RIZZUTO (KR) – Asia Vittimberga ha solo 12 anni. Quando ieri pomeriggio ha iniziato a leggere il suo tema, il pubblico del Ceramidà si è ammutolito. Commosso, ha seguito con attenzione l’emozionate lettura fino all’ultima parola. Un messaggio forte, quello lanciato da questa giovane studentessa che le ha permesso di vincere il concorso “Donne protagoniste sempre e ovunque, non solo per un giorno“ indetto per il secondo anno consecutivo dal Comune di Isola di Capo Rizzuto, nell’ambito della giornata internazionale della donna, e rivolto alle scuole primarie di secondo grado di Isola e Crotone.
Un messaggio per le donne vittime di violenza e soprusi o comunque sottomesse e prigioniere di stereotipi e pregiudizi. “Ribellatevi” dice la dodicenne a quelle donne, che ancora non riescono a sentirsi veramente libere. E racconta la storia di sua nonna. L’applauso finale che si è levato dalla sala gremita è stato quasi liberatorio. E di gratitudine, per aver parlato a tutti noi con la semplicità dei sentimenti. Arrivando dritta al cuore.
Grazie, Asia. E grazie ai tuoi genitori che hanno acconsentito alla diffusione del tuo appello.
Di seguito il tema di Asia, che si è aggiudicato il primo posto nella sezione “Seconda Media”.
Mi chiedo: “Cosa significa oggi, nel ventunesimo secolo, essere donna?”. Ad alcuni può sembrare una domanda banale, eppure è difficile rispondere senza generare un dibattito. Per rispondere a questa domanda, trovo utile andare indietro nel tempo e attraversare la storia, ricordando gli anni del femminismo e delle lotte per l’uguaglianza e i diritti della donna.
Milioni di donne, per farci avere e vivere una vita diversa dalla loro, hanno lottato duramente e hanno perso la vita; basti pensare all’origine della festa della donna quando l’otto Marzo del 1908 centinaia di operaie di un’industria tessile di New York sono morte a causa di un incendio perché tramite scioperi e proteste cercavano di migliorare le condizioni lavorative della donna.
Qualche settimana fa, su Rai Uno, hanno trasmesso una fiction dedicata a Luisa Spagnoli, una persona che, a mio parere, ha segnato profondamente la storia della donna, combattendo per i diritti della donna operaia e donna mamma.
Infatti, nella sua azienda ha inserito la prima nursery; ogni operaia poteva portare il proprio bambino nell’azienda e allattarlo nel momento del bisogno, e quando poi il bambino cresceva aveva il diritto di istruirsi con delle persone competenti.
Oggi le donne svolgono un ruolo fondamentale per la nostra società, hanno pari diritti dell’uomo e sono rispettate, anche se non in tutti i Paesi è cosi, come nel Terzo Mondo o in Afghanistan, dove le donne non hanno diritto di istruirsi e si devono sposare quando sono ancora molto giovani, passando dal comando del padre a quello del marito come se fossero un oggetto inutile, senza alcun valore.
Noi possiamo ritenerci fortunate perché viviamo in un Paese in cui le donne hanno pari diritti dell’uomo e sono rispettate, ma anche se lo Stato ci ha dato la libertà, penso che il vero problema sia che alcune donne si sentono libere, ma in realtà non lo sono, non si rendono conto di essere prigioniere in situazioni di routine giornaliera o in un amore sbagliato.
Nel paese in cui vivo noto che la maggior parte delle donne non sono protagoniste della loro vita, le vedo spente, come se quella vita l’avessero affidata ad altri; io spero di non spegnermi mai, inseguirò i miei sogni anche da moglie e da mamma.
Ho solo dodici anni, ma il valore della donna mi sta molto a cuore, non solo perché io sono donna, ma anche perché ho conosciuto la sofferenza di una donna a me molto cara, che ha conosciuto la sua libertà solo dopo i cinquanta anni.
A soli sedici anni diventa mamma e donna, ma la cosa più brutta è il suo amore incontrollato e non corrisposto. Va avanti, è innamorata, vede tutto ciò che sogna: un uomo bello che con le parole la fa sentire unica, bellissima e meravigliosa, ma non si rende conto che invece ha davanti un uomo egoista e irresponsabile che fa tutto quello che a lui piace, quando ne ho voglia e non si fa problemi a dire di no. Troppo innamorata per vedere la realtà, così va avanti, arrivano tanti figli e nella sua vita restano soltanto sacrifici, responsabilità e la sopportazione delle tante donne che lui ha, perché lui è maschio e gli è concesso tutto. Dopo quarant’anni insieme decide di lasciare tutto, figli, moglie e casa e così per sfortuna, ma fortunatamente la vita di quella donna cambia: si trova delle amiche, comincia ad uscire e insegue il sogno che aveva da bambina.
E così come questa donna, mia nonna, moltissime altre donne sono vittime di violenza a causa di uomini che si sentono superiori e trattano la donna come un oggetto di loro proprietà; infatti in Italia i dati di femminicidio sono impietosi, vengono uccise quasi duecento donne all’anno, una ogni tre giorni.
Io stessa sono donna, e, nonostante sia ancora una piccola donna ho cominciato a prendere coscienza del suo significato.
Utilizzo questo tema, se mai dovessi vincere il concorso, per gridare e lanciare un messaggio a tutte le donne che sono prigioniere: ribellatevi, non rendiamo vani tutti gli sforzi fatti per noi. Rita Levi Montalcini diceva: “Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella “zona grigia” in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva. Bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi”.
E questo si può fare cominciando dalle piccole cose: uscite di casa, trovatevi delle amiche, vestitevi come più vi piace e inseguite i vostri sogni, perché penso che la donna di una volta era molto più combattiva e coraggiosa; oggi la donna non combatte più per i proprio diritti, forse questo è dovuto al tenore di vita che conduciamo perché prima c’era molta più povertà e forse era proprio questo che li spingeva a combattere.